Ho focalizzato questo articolo sull’accoglienza alla nascita, accoglienza del nuovo e del cambiamento che il figlio porta, come matrici di un recupero della salute globale, attraverso la guarigione dei traumi presenti e transgenerazionali, collegati a violenze , abusi fisici e psichici e alle conseguenti memorie cellulari.
Ho lavorato per quaranta anni nel Servizio Sanitario come Psicoterapeuta, in particolare nel Servizio Consultoriale e per la preparazione alla nascita. Oggi continuo a lavorare in questo campo con ostetriche libere professioniste.
Ho dedicato ore e ore di psicoterapia allo scopo di sciogliere traumi e problematiche collegati al parto, alle difficoltà relazionali con i figli e nella coppia, per aiutare le donne a recuperare il loro potenziale femminile di madre e l’autostima. Le donne (o le coppie) che si rivolgevano al servizio con richieste di aiuto, portavano temi legati al parto (o aborto), come violenza subita, abbandono, solitudine e rabbia e la conseguente difficoltà ad accogliere ed entrare in relazione con il bambino. Ho potuto constatare che, in tutte queste situazioni, esistono fattori nella storia personale che hanno predisposto a queste difficoltà (sia in gravidanza che nel parto, che la grande occasione del “cambiamento” non era stata raccolta né dalla donna, né dalle persone intorno, alle quali lei si era rivolta, né dall'istituzione.
Attraverso i corsi di preparazione alla nascita e ai colloqui successivi si è reso evidente come l’accoglienza del nuovo nei cambiamenti fisici, emozionali e mentali è una possibile cura delle paure collegate a separazioni, abbandoni, rifiuti, giudizi; è la premessa di un venire al mondo, dove istinto e ragione coesistono in una presenza che protegge donna e bambino da vissuti del passato . Con il parto, la donna ha la possibilità di rivivere la propria nascita per superare i blocchi rimasti oscuri e guarire; poiché riceve, nell'apertura alla nuova vita, una forza capace di rigenerarla a sua volta.
Quando la donna nel parto può rimanere in Presenza e Consapevolezza, quando nessun estraneo entra nella sua intimità, o si frappone fra lei e il figlio, tutto il sistema (interno ed esterno) si apre e collabora nell’Amore, con Gioia e con abbondanti endorfine (vedi la ricerca di Odent La Scientificazione dell’Amore e Bottacioli “Psiconeuroendocrinoimmunologia” ).
L’apertura della sensibilità della donna in attesa è una apertura creativa su altri livelli di coscienza, apertura a verità profonde che permettono di cambiare il suo approccio alla vita personale e collettiva; è un’apertura spirituale. Quello che accade nel corpo fisico, emozionale, mentale è al di là della volontà personale dell’io.
Gravidanza e parto non consapevoli possono approfondire i traumi vissuti, soprattutto quando la donna diventa dipendente e non è più padrona di sé, riceve giudizi, spinte e tagli, perde il contatto con se stessa e il suo bambino. E' in balia dell’esterno, di quello che si deve fare. Alimentando paure e rabbie approfondisce le ferite di perdita, abbandono e separazione; non può cercare dentro di sé, nelle sue risorse: ha perso la sua libertà di scelta e di discernimento.
L’accoglienza nei corsi di preparazione alla nascita da parte degli operatori di questo servizio, si è rivelata efficace per il processo di salute nella gravidanza e nel parto ( v.“Apprendere la maternità”). Dice Verena Schmid: “L’accoglienza è l’opposto delle proiezioni personali e dà la libertà alle donne di essere se stesse” .
Ho condotto il gruppo di donne in attesa, secondo le modalità dei gruppi di incontro e di scambio, con l’obiettivo di integrare le informazioni ricevute, le esperienze precedenti di parto, la propria nascita, il rapporto con la propria madre e trasformarle in forza, sicurezza e fiducia in sé e nel figlio.
Si utilizza l'ascolto attivo consapevole per cogliere i bisogni dietro le paure e accettare i cambiamenti fisici, emozionali, mentali, come manifestazione di un atto creativo che va al di là della propria volontà personale; aspettare un figlio è una apertura verso un essere che vuole diventare umano e verso l’eternità dell’umanità. Dice Rudolf Steiner: “Immortalità – innatalità; solo chi comprende entrambi comprende l’eternità”.
Nei gruppi abbiamo constatato che rinforzare nella donna la conoscenza di sé e l’ascolto a partire dalla coscienza del corpo e il dialogo con sé e con il bambino in utero, è basilare per la salute in gravidanza. Ci sono vari metodi per questo; abbiamo unito pratiche di bioenergetica, respirazione, meditazione e allenamento all'ascolto.
L’accoglienza è un sentimento che si esprime nell'incontro con l’altro ed è in grado di creare una comunicazione affettiva immediata, di creare un ambiente dove ci si sente a proprio agio e si può esprimere la nostra potenzialità.
Accogliere è una propensione, una attitudine propria del femminile: in senso fisico è accogliere il figlio fra le braccia, sul seno, dopo averlo tenuto dentro nove mesi, ma è anche accogliere una idea scaturita da una intuizione, farla crescere dentro, per poi realizzarla. Vivere in accordo con il principio femminile ci dà fiducia e forza, ci dà risorse che si esprimono nella capacità di contenere, di nutrire, di donare e di condividere.
In questi gruppi ci siamo allenati alla reciprocità, alle presa di coscienza della capacità intuitiva e introspettiva: scendere nella profondità di sé, con discernimento per rispondere ai propri bisogni, prendere coscienza delle proprie risorse e dare significato costruttivo alle esperienze vissute, per accettare quello che c'è e quello che siamo.
Ne consegue che per gli operatori della nascita è indispensabile dare spazio e tempo all'ascolto accogliente e alla comunicazione verbale e non verbale, perché questa non sia di stimolo alla dipendenza e alla insicurezza (sappiamo quanto la donna in gravidanza, durante il parto e esogestazione è recettiva e influenzabile). Cito ancora Verena Schmid: “Questa catena di accoglienza, dove l’ostetrica, accoglie la madre, la madre accoglie se stessa e il bambino, il padre accoglie se stesso e la coppia madre – bambino, il bambino accoglie la madre, crea salute”. Sottolineo che, perché nasca un figlio, la madre ha già accolto il padre. Accogliere è uno strumento di sicurezza che accompagna quello che c’è e ne sviluppa il potenziale; crea un campo che permette alla donna e al bambino di esprimere le loro competenze.
La donna accoglie il termine della gravidanza attraverso il parto; è necessario che accolga la contrazione del parto come segno di fine della gravidanza e con la contrazione accoglie una eventuale esperienza dolorosa. La proposta del lavoro di preparazione alla nascita è porre una attenzione consapevole e continuata, in uno stato di calma e rilassamento, (pur muovendosi e facendo suoni liberi ) per spezzare il legame tra dolore e i processi di pensiero (lasciare andare la sofferenza, non identificarsi con il dolore) e avviare così il processo di trasformazione.
Il dolore diventa combustibile per la fiamma della consapevolezza. Con un allenamento e un ambiente calmo e accogliente, in uno stato di rilassamento e respirazione consapevole, si focalizza l’attenzione sulla sensazione – contrazione dell’utero, si riconosce e si accetta la sua esistenza. Non si lascia che la sensazione diventi pensiero, non si giudica né si analizza: si resta nello stato di presenza consapevole, di “colui che osserva”, abbracciando con il respiro la contrazione – sensazione- emozione.
Si osserva, in Presenza consapevole, l’energia della contrazione – riposo, dentro il corpo; attenzione totale significa accettazione totale; attraverso questa arriva la trasmutazione e l’apertura, il passaggio alla luce.
Ascoltare quello che accade attraverso il corpo, oltre l’io e la volontà personale, per assecondare la magnificenza dell’atto creativo, che si manifesta nell’apertura del “canale del parto”, apertura sul piano orizzontale verso il mondo, insieme all'apertura del “canale spirituale”, che è la verticalità dell'essere (vedi Madonna del Parto di Piero della Francesca).
In questo spazio inizia il processo di guarigione. Tutto è perfetto. La vita agisce, il processo funziona e si evolve.
Dice la Psicoterapeuta Pinkola Estés “Con la chiave dell’Amore tutto ciò che è chiuso sarà aperto, e tutto ciò che va tenuto chiuso sarà custodito al sicuro . La chiave stessa sa cosa è necessario fare quando e perché”.
La consapevolezza è uno stato di coscienza che genera un campo più ampio, attraverso il quale possiamo osservare noi stessi; in questo spazio la Vita opera e dirige gli atti; la mano della Vita, della Natura rispettata, guida la donna, il bambino e chi aiuta, in Presenza. Il “Campo consapevole si prende cura” con discernimento e guarigione e il dolore diventa gioia estatica.
Desidero ricordare gli studi antropologici di Odent e Ibu Robin Lim, fatti in diverse culture del mondo, sulle connessioni fra partorire e pregare; fra parto gratitudine e perdono. Dice Odent: “Se la preghiera è diffusa ovunque , probabilmente corrisponde a una necessità biologica, tanto importante, quanto la necessità di trascendenza." Pregare riduce effettivamente l'attività neocorticale e permette a talune persone di accedere a una realtà diversa, oltre i confini spazio-temporali.( Al pari del cantare e sorridere , pregare è una prerogativa specifica dell'Essere Umano). Ibu Robin Lim nel suo libro” Custodi della Nascita”, raccoglie le preghiere delle donne nelle varie culture, insieme alle preghiere delle ostetriche che l'accompagnano, e ne dimostra l'efficacia.
La coscienza delle donne che cambia può cambiare la struttura e le istituzioni. L’istituzione come funzione genitoriale può dare esempio di accoglienza, ascolto, consapevolezza, dialogo, responsabilità, fiducia. E’ una funzione paterna di cui la donna ha bisogno quando vi si rivolge. Se la funzione paterna dell’istituzione adempie al suo compito protettivo e strutturante è come un padre presente al suo ruolo , al suo posto; così la madre è più sicura e può esprimere la potenzialità del suo femminile, senza intrusioni o prevaricazioni. Sottolineo che la gravidanza e il parto sono condotti dal bambino. Con una metafora: il bambino è il timoniere e la madre è la nave. Il bambino è il maestro che ci fa diventare genitori responsabili nell'accoglienza e nel riconoscimento attraverso lo sguardo, l’ascolto, l'accudimento.
Non è la donna che sceglie il momento del parto, è la Vita-Natura che governa; come ha guidato la simbiosi, ora guida la prima separazione.
Si sa che il bambino dà il via al parto con il suo ormone – deidroepiandrosterone – e i suoi movimenti ritmici; mi piace pensare che danza con i suoi piedini e mani sulle pareti dell’utero ormai stretto, stimolandone le contrazioni.
Le contrazioni partono involontarie, rimangono tali per tutto il travaglio. La donna impara a cavalcarle fiduciosa, permettendo che il distacco fisico dal bambino avvenga nella modalità lenta e protettiva che la vita ha scelto a protezione di entrambi. Si sta passando da una simbiosi totale a una modalità diversa di relazione, passaggio che darà un imprinting alle successive tappe evolutive della vita del bambino.
La donna potrà collaborare, sostenere il passaggio alla luce con la sua forza volontaria nella fase espulsiva.
Il parto è un atto generoso, di amore, di dono del proprio figlio alla vita, alla famiglia, alla comunità, premiato da quel piacere inconfondibile e indimenticabile, orgasmico, che investe e conforta la donna nel momento espulsivo.
Gli ormoni prodotti dalla ritmicità del travaglio e al momento del parto sono quelli che caratterizzano il legame madre – bambino: ossitocina, endorfine e prolattina.
Si sa che l’ossitocina guida la relazione uomo – donna e Odent lo chiama l’ormone dell’Amore, e la sua presenza stimola i comportamenti di accudimento, protezione, tenerezza, anche nel padre. Raggiunge il suo culmine mezz'ora dopo il parto, tenendo il bambino vicino alla madre e quando lei offre il suo seno, iniziando così una nuova modalità di comunicazione e nutrizione.
Le endorfine sono responsabili della sensazione di benessere, dello stato di eccitazione e gioia, che pervade la madre e il padre al momento della nascita.
La donna si trova in questo stato soprattutto quando ha partorito attingendo alle sue risorse, attraversando con la sua forza la potenza della nascita.
La prolattina è l’ormone del nutrimento collegato alla tenerezza e spinge i genitori a fare il nido protettivo.
Il bambino si impegna attivamente alla nascita del primo legame, grazie anche alla sua adrenalina. E' attivo, pronto a riconoscere la madre, guidato da una saggezza ancestrale, la guarda con meraviglia, cerca il capezzolo, si nutre dell’odore e del calore del corpo materno. E nel volto della madre possiamo riconoscere la forza dell’ innammoramento e così non disturbare la relazione madre – bambino. Questo momento sarà la matrice della loro relazione futura e condizionerà la modalità di dare e ricevere nella loro vita. Mi piace pensare che sia il padre ad accogliere suo figlio, che si affaccia alla vita, nelle sue braccia protettive, dalle braccia della madre, che glielo affida, perché in maniera complementare possono accompagnare il bambino nel procedere della vita. La presenza del padre permette al bambino di staccarsi con gradualità dall'orbita sicura che lo ha contenuto, osare attraverso la sua guida, misurarsi con il mondo esterno, con le sue regole e i suoi rischi.
Il bisogno di allattamento frequente dopo la nascita non è tanto giustificato dal bisogno di cibo, ma dal bisogno di sicurezza: il corpo materno, per un lungo tempo, sarà per il neonato l’unica traccia palpabile dell'esperienza precedente in utero; l’unico riferimento certo e noto per costruire ogni successiva tappa di vita (allontanarsi gattonando o camminando, rassicurato dalla interiorizzazione dello sguardo materno, controllo degli sfinteri, balbettare, ecc…..).
Il bambino chiama al rapporto profondo la madre e il padre, a volte deve gridare per farsi sentire, per richiamare la madre all'intimità, nella “sua casa”, nella forza del suo essere. Il bambino chiede alla madre, al padre e alla famiglia un capovolgimento rispetto alla tendenza sociale attuale che proietta l'essere all'esterno, dove si alimenta la dipendenza e la paura.
Se nell'assistenza al parto si utilizza l'accoglienza come strumento, si sostiene il processo di accoglienza e riconoscimento della donna verso il figlio.
Gli operatori che accompagnano la donna, accanto alla competenza tecnica, devono agire quel ruolo genitoriale che nasce dall'incontro maschile -femminile, che guida senza opprimere, in Presenza. Tutto questo si traduce in benefici concreti che si possono così riassumere:
travagli e parti più fluidi, senza bisogno di interventi manuali o farmacologici;
bambini più sani e vitali;
facilitazione nell'allattamento e nell'accudimento; donne soddisfatte e protette dalle depressioni post-partum.(v. Nascita e salute di V. Schmid).
Nell'accogliere la madre nel suo travaglio e parto la si autorizza ad accogliere il figlio nel rispetto della simbiosi, in un continuum di vita, che cura le angosce di separazione e abbandono. Si insiste da più parti sull’importanza dell’ambiente sullo sviluppo dell’individuo e della sua salute ed evoluzione; si sa che non è solo l’ambiente fisico, di cui l’uomo ha bisogno, ma relazionale – affettivo; concordo con chi dice che per l’uomo l’ecosistema per vivere è l’Amore.
Dice Leboyer, nel lontano 1970: “Occorre amore. Senza amore sarete solo abili. La sala parto sarà perfetta…….. tuttavia il bambino continuerà ad urlare . Non incolpate il metodo. Controllate se in voi non rimane ancora qualche traccia di nervosismo, qualche malumore, qualche impazienza. Qualche collera rientrata. (repressa) Il bambino non si sbaglia. Sa tutto. Sente tutto. Vede fino in fondo nei cuori. Conosce il colore dei vostri pensieri. Questo neonato è uno specchio. Vi restituisce la vostra immagine. Tocca a voi non farlo piangere.
I fiori del domani sono nei semi dell'oggi."
Concludo con una poesia, tratta dal libro “ Forte è la Donna”:
"…..Che cos'è quell'anelito che il Bambino reca in sé? In grado di rilevare la Presenza, la direzione ,la distanza,i movimenti del Puro Amore…
Dev'essere una specie di radar, che invia onde, intercetta la Grande Anima, spiega al cuore del Bambino quale Fonte… quale forma, quale ampiezza, quale profondità contiene in sé il Puro Amore…. "
Gabriella Buchignani, psicologa psicoterapeuta
Bibliografia:
M. Odent “La scientificazione dell’amore”: Ed. Urra 1999
M.Odent “Le funzioni degli orgasmi”: Ed Urra 1974
M Odent “Psiconeuroendocrinologia della nascita” quad. n° 4 D&D
Bottaccioli F. “Psiconeuroendocrinoimmunologia”: La grande connessione tra sistema nervoso, sistema immunitario e sistema endocrino”: Ed. Edra
Bottaccioli F. e A.G. Bottaccioli “Psiconeuroendocrinoimmunologia e scienza della cura integrata”: Ed. Edra
D. Boadella “Biosintesi”: Ed. Astrolabio
F. Leboyer “Per una nascita senza violenza”: Ed. Bompiani
V. Schmid “Il dolore nel parto”: Centro studi marsupio 1998
L. Murray “Il linguaggio prima delle parole”: Ed. Matteoli
I. Standelmann “Accogliere una nuova vita”: Ed. Urra
V. Schmid “Apprendere la maternità”: Ed. Urra
V. Schmid “Nascita e salute” ed URRA
Karl Konig “Eterna infanzia”: Ed. Aedel
T.Verny e P.Weintraub “Le coccole dei nove mesi” Bonomi ed.
A. Serena “La barbarie silenziosa” Ed Clandestine
G. Soldera “Le emozioni della vita prenatale” : Ed. Macro
Robin Lim “Custodi della nascita” Ed. New Press
A. Veneri “La nuova coscienza di Maria Maddalena” Ed. Stazione Celeste
David Richo “Come essere adulti” Ed. Astrolabio
C. Pinkola Estes “forte è la donna” Ed. Frassinelli
Alain MASSON “L'Alfabeto degli inizi” Modernatipografica Lucca
Peter Selg “innatalità” ed. Educazione Waldorf
F. Bottaccioli” Epigenetica e Psiconeuroendocrinoimmunologia”Ed. EDRA
Gitta Mallasz “Dialoghi con l'angelo” ed. Mediterranee