Recentemente è stato scoperto nel nostro corpo, un organo finora sconosciuto. Questa sarebbe, già così, una notizia sorprendente, ma ancora di più lo è per un altro motivo: l’organo in questione è anche uno dei più grandi. Possibile che nessun medico o scienziato l’abbia visto prima? Sembra proprio così, trattandosi di un esteso sistema, composto da tutti gli interstizi ai confini tra un organo e l’altro, difficile da individuare a prima vista. Una volta era classificato come tessuto connettivo incoerente, poi l’hanno identificato come unità coerente, che svolge funzioni specifiche, meritevole della qualifica di organo.
Questa scoperta mi ha impressionato molto nel confermarmi quanto possiamo ignorare ciò che abbiamo sotto gli occhi e mi ha suggerito l’analogia con un altro organo nascosto, quello formato dagli interstizi di un sistema lavorativo, lungo i confini tra dipartimenti o funzioni.
In entrambi i casi non esiste una figura professionale che se ne occupi, quindi evitiamo di ammalarci nel tessuto connettivo o sono guai.
Questo vuoto è stato per me irresistibile e vi sono precipitato, tanto che adesso lavoro quasi esclusivamente lì, scoprendo che solo da quei luoghi possono partire le trasformazioni.
Laggiù nessuno vuole andarci, non è presidiato perché di nessun interesse, anzi il solo nominarlo suscita terrore: tecnico-produzione, tecnico-commerciale, logistica-produzione, marketing-vendite, acquisti-amministrativo, comunicazione-marketing, risorse umane-tutto il resto. È vero che esiste la funzione tecnico-commerciale, ma solitamente non abita nel confine tra quei due dipartimenti, è un commerciale camuffato da tecnico.
Esistono anche i meeting strategici, dove più dipartimenti si incontrano con l’intento ufficiale di fare strategia, ma che si risolvono in una trappola per scovare i reciproci punti deboli su cui sferrare il prossimo attacco, quindi sono evitati come la peste.
Io invece ho sempre insistito a prendermene cura, questa mia ostinazione mi ha cacciato spesso nei guai e da quelli ne ho ricavato di solito i più grandi insegnamenti.
Ora posso auto-proclamarmi ambasciatore delle terre di nessuno, perché non c’è altra figura più autorevole che possa farlo, segno che sto diventando anziano, un anziano pioniere, un po’ paradossale. Con quali prospettive posso infatti sviluppare qualcosa nelle terre che ho tardivamente raggiunto? Rimane solo l’insegnamento alle nuove generazioni, le quali però sono forse ancora più esperte di me, perché loro ci vivono nella terra di nessuno.
Avevo cominciato questo articolo intenzionato a sorprendervi con la mia scoperta. Nel corso della scrittura è emerso qualcos’altro, l’obsolescenza di ciò in cui sono diventato esperto.
Ho indubbiamente molte cose buone da insegnare, ma l’insegnante anziano si troverà sempre nel paradosso che quanto ha imparato non serve ai suoi figli e la velocità con cui oggi si evolve lo scambio di informazioni sta esasperando sempre più questo fenomeno.
Oggi la mia generazione annaspa nel suo obsoleto potere, una volta il potere stava nell’asimmetria di possesso delle informazioni a favore delle categorie anziane o acculturate, oggi il potere è in un ragazzo che non accumula informazioni ma le distribuisce (anche quelle che sto scrivendo adesso), ossia si offre come borsa di scambio delle nostre relazioni.
Quel ragazzo si è fortuitamente ritrovato nel posto giusto al momento giusto, quando stava nascendo una tecnologia che rendeva abitabili le terre di nessuno ma nessuno (appunto) se ne occupava, essendo ai tempi una cosa da sfigati. Alla luce di ciò che è emerso nel corso di questa scrittura, che sta avvenendo in tempo reale con voi, vi sottopongo la domanda che adesso è giusto farsi.
Chi scoprirà le prossime terre di nessuno?
È la domanda che non fa dormire il nostro ragazzo.
Massimo Crucitti, Consulente di organizzazione industriale
Assisto le imprese manifatturiere nell'ampliamento dei propri risultati, attraverso costanti interventi sullo scorrimento dei flussi di lavoro e il trasversale addestramento delle persone al miglioramento continuo, dove gli individui potenziano le abilità di critical thinking, le squadre sviluppano metodi di problem solving, e tutto il sistema raggiunge un'attitudine resiliente orientata al cliente, in grado di fronteggiare le future necessità.
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