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DAL PENSIERO PATRIARCALE AL RIBALTAMENTO DEL SACRO: RECUPERARE IL VALORE AUTENTICO DEI SIMBOLI


So già che quello che sto per scrivere disturberà alcuni miei amici "religiosi" e moralisti, ma ormai ho superato il tempo in cui mi preoccupavo di compiacere e quindi - come sempre - mi accingo a dire ciò che ho compreso dopo anni di studi e viaggi nei principali luoghi sacri di Oriente e di Occidente.

Molti di quelli che le religioni monoteistiche e patriarcali condannano come aspetti, nomi o attributi demoniaci, immorali o forieri di sciagura erano invece considerati sacri nella civiltà pagana e divini in quella matrilineare e tuttora sono considerati tali – ad esempio – in India, dove l’arrivo delle popolazioni ariane non è mai riuscita a scalzare del tutto i retaggi della preesistente cultura dravidica.

Quella che il patriarcato ha compiuto in Occidente è stata un'opera sistematica di ribaltamento del Sacro e di denigrazione dei valori simbolici della Tradizione preesistente; una vera e propria "propaganda" volta a distorcere quel sistema che - buttato fuori dalla porta - rientra prepotentemente dalla finestra dell'Inconscio attraverso i sogni e persino le patologie, che sono il linguaggio dell'Anima.

Facciamo alcuni esempi.

1 La Sinistra è stata per secoli la "mano santa". Tutte le iscrizioni sacre della civiltà matrilineare erano scritte da destra verso sinistra, o - in taluni casi - in senso bustrofelico (cioè alternando le due direzioni). Chi ha visitato Cuma, Creta, o Malta lo ricorderà. Poi è diventata la "mano del diavolo", al punto da costringere i mancini (che un tempo sarebbero stati individuati come "prescelti", per segno divino, al sacerdozio!) a diventare forzosamente e violentemente destrimani.

2 La parte bassa del corpo e in particolare i Piedi, considerati sacri e degni di speciale venerazione nelle Civiltà antiche (come tuttora accade in India), sono stati oggetto di una campagna di profondo disprezzo fino al disgusto, tanto da provocare una sorta di riemersione anomala della visione tradizionale nell'Inconscio collettivo sotto la forma di feticismo erotico verso le estremità, assurdamente spiegato da Freud come cripto-omosessualità, mentre si tratta - palesemente - di una naturale reazione dell'inconscio (sorgente dell'eros) a secoli di demonizzazione. E' noto, infatti, che ogni aspetto della Vita che viene forzatamente disprezzato e rimosso riemerge sotto forma di ossessione erotica.

3 Tutte le parole usate oggi per disprezzare le donne erano appellativi sacri. "Trogolae" (da cui il noto insulto "troia/e") erano le Sacerdotesse di Demetra, a cui era sacro il maiale (la cui carne, peraltro, io non mangio da 15 anni), considerato impuro dalle religioni semitiche. "Zuculariae" (da cui l'altro noto improperio di "zoccola/e") erano le Sacerdotesse di Ecate, così chiamate perché indossavano degli zoccoli di legno (come la befana, che incarna lo stesso Archetipo in versione moderna). "Puteolanae" (da cui il terzo fin troppo noto epiteto di “puttana/e”) erano le Sacerdotesse dei famosissimi santuari di Afrodite situati a Pozzuoli (Puteoli appunto,) dove si praticava (come in molti altri luoghi) il "sacro dono sessuale" ai viandanti e ai marinai.

4 L'Omosessualità - tanto demonizzata dal patriarcato - era considerata non solo lecita, ma sacra e porta fortuna, tanto che (come tuttora accade in India) gli omosessuali venivano invitati gratuitamente a tutti i rituali legati alla nascita e ai matrimoni, in quanto considerati portatori di abbondanza e fertilità.

5 Il Serpente - simbolo di sapienza ed energia libidica capace di guarigione - era sacro ad Hera e ad Asclepio; il Rospo ad Ecate; il Capro a Dioniso e a Pan. Le Corna erano simboli di abbondanza, fortuna e fertilità (chiamare qualcuno "cornuto" sarebbe stato un ottimo augurio!) e gli Zoccoli erano amuleti altrettanto preziosi. Col cristianesimo tutti quelli appena citati sono diventati simboli demoniaci (tranne che nel folklore e nella cosiddetta "superstizione" popolare, che continua a considerare corna e ferri di cavallo come porta-fortuna). Se un pagano avesse visto la nostra iconografia del diavolo, avrebbe sicuramente considerato che si trattava di un Dio degno della più alta venerazione, foriero di abbondanza e di vita.

Il concetto tradizionale di Salute, del resto, è rappresentato da un serpente verticalizzato, che dalle profondità della terra (cista, o primo chakra), si erge fino al disco solare (centro della pàtera), o alla sommità dell'asse cosmico (bastone, omphalos, pigna, o settimo chakra).

Il serpente è l'eros; la libido; l'aspetto sensuale e concupiscente dell'Anima; il fascio dei desideri che ci danno spinta vitale ed energia. Quando quel serpente si arrotola su sé stesso, siamo imprigionati dalle spire bramose di desideri che inseguono senza fine altri desideri, stritolandoci, ma quando si srotola e si sublima, diventa una formidabile potenza di guarigione. Attenzione quindi a non tentare di uccidere il serpente; a non reprimerlo, negarlo o demonizzarlo, perché è fonte di vita e di rigenerazione. Senza eros non c'è guarigione, non c'è spinta vitale, né impulso alla trasformazione. Si tratta di portare in alto questa energia; dal piano egoico a quello transpersonale; dall'orizzontale al verticale, come facevano simbolicamente - attraverso la musica - gli antichi incantatori di serpenti. Ecco: la Musica è un modo formidabile per verticalizzare il serpente; uno straordinario fattore di elevazione dell'energia libidica e quindi di guarigione. L'Arte nel suo complesso è essenzialmente questo. Ecco perché l'Arte guarisce; risana; ci fa rompere il "vaso" del piccolo io e aprire le ali del Sé.

L'Arte - amici lettori - è tra le più grandi alleate della Salute!

6 Il Venerdì era considerato il più santo tra i giorni della settimana, in quanto dedicato a Venere, la dea dell'Amore, ed era il giorno perfetto per i matrimoni (mentre oggi "di venere" non ci si sposa!).

7 Le Mestruazioni (tanto demonizzate dalle religioni semitiche) erano considerate il tempo più sacro per le donne, che in quel periodo venivano particolarmente temute ed ascoltate, in quanto ritenute più che mai vicine al mondo divino e capaci di chiaroveggenza. Con le Mestruazioni, in pratica, si è compiuto un procedimento analogo a quello avvenuto per in maiale: ciò che era intoccabile in quanto santo è divenuto intoccabile in quanto impuro!

8 il numero Tredici era assolutamente sacro, in quanto corrispondente al tempo di crescita della Luna dalla sua prima comparsa nel cielo alla pienezza. Altrettanto sacro era il Diciassette, per la compresenza dell'unità e dei sette Archetipi fondamentali (gli “Arconti” reggitori del cosmo). Un venerdì 13 o un venerdì 17 sarebbero stati considerati giorni beneauguranti.

9 La Croce, infine, che il Cristianesimo ha relegato a segno di supplizio e di morte, era considerata dalle Civiltà tradizionali simbolo di vita, di unione sacra e di passaggio tra i mondi. La Croce in effetti è un ponte sospeso tra la terra e il cielo; lo spazio e l'infinito; la coscienza e l’inconscio; il tempo e l'eterno. E' Spirito che si fa Materia e innesca il movimento vorticoso del cosmo, ma è anche Materia che si fa Spirito, trascendendo la dualità'. Attraverso la Croce il divino si rende umano e l'umano divino. Al suo centro lo Sposo bacia la Sposa e il Sole il Grembo. Nella Croce l'immenso si fa uomo sofferente; l'onnipotente si fa fragile; lo Spirito si cala nel crogiolo del mondo e l'Anima serpentina si sublima, spiccando il volo in forma di aquila solare. La Croce, quindi, ci indica una via: per raggiungere la verticale ci si deve prima aprire nella dimensione orizzontale. Non si può volare se prima non si dispiegano le ali del cuore. L'amore di Dio passa necessariamente per l'amore della Vita. Certamente il viaggio terreno - cosi come la Croce- è anche sofferenza, ma la sofferenza è per volare. In questo senso davvero possiamo dire che l'esistenza stessa è una Croce. Siamo inchiodati in questo mondo duale solo per un motivo: imparare ad amare.

Si potrebbe andare avanti a lungo.

Le religioni monoteistiche e patriarcali hanno compiuto nei secoli un'opera di vera e propria demonizzazione della precedente visione del Sacro, della sessualità, degli istinti libidici e vitali; una campagna di svalutazione e sottomissione del femminile sacro e quindi non solo della Donna, dell’Inconscio e del mondo istintivo ed emozionale, ma anche della Natura e - contemporaneamente – una esaltazione della coscienza razionale e della funzione intellettuale, che è causa di molte delle aberrazioni dei nostri tempi, a cominciare dalla devastazione del pianeta.

E’ noto, però, che tutto ciò che viene svalutato e respinto dalla cultura riemerge prepotentemente sotto forma di inconscio traboccante; di nevrosi e di psicosi individuale e collettiva.

Lo dimostra la storia. Il ‘900 - il secolo del più arido materialismo e positivismo - è stato anche quello dei più giganteschi deliri collettivi della storia dell’umanità, come dimostra la sconvolgente vicenda della shoah.

Sono sotto gli occhi di tutti – sotto forme nevrotiche e depressive – gli effetti dell’alienazione dell’uomo dai valori della Natura e dell’Anima.

Il materialismo e lo spiritualismo sono tragicamente alleati in questo.

Il primo ha allontanato il mondo da Anima, relegandolo a complesso di atomi e molecole, da analizzare e sezionare; il secondo ha allontanato l’Anima dal mondo, collocandola in una dimensione metafisica.

Spirito e Natura; Anima e Corpo, invece, sono inestricabilmente connessi.

Il Corpo è infuso di Anima; è il “secreto” di Anima, non la sua prigione e la Natura è viva, dialogante intrinsecamente spirituale.

La maggior parte delle vie spirituali patriarcali esaltano il valore del "risveglio", dell'attenzione, della concentrazione e del controllo come strumenti di elevazione interiore e di guarigione.

Ma la Sapienza della Natura, i miti e gli antichi rituali di guarigione ci dicono anche altro.

Il sole si rigenera affidandosi al grembo umido della Notte, abbandonandosi tra le braccia dell'Oceano, sprofondando nel grembo della Terra, come Cristo deposto dalla croce, che torna come un neonato tra le braccia della Madre. Il seme deve morire e putrefarsi nell'utero di mamma terra per schiudersi e germinare.

Il bruco si imbozzola per diventare farfalla.

L'eroe solare non nasce nel tempo della piena luce, ma della massima oscurità: il solstizio d'inverno; la "porta di Dio". L'uomo stanco e malato si rigenera nel sonno. La notte porta quiete e riposo ad ogni creatura.

Quanto fa bene a noi uomini poterci abbandonare tra le braccia della madre o del padre; del fratello o della sorella; dell'amato o dell'amata? Pensiamo davvero che questo valga solo per i bambini? No amici lettori; vale per tutti noi e Dio solo sa quanto ne abbiamo bisogno noi adulti eternamente proiettati nelle fatiche del mondo.

Non c'è aurora senza notte. L'umanità travolta dal fare, dal dimostrare, dalla competizione e dalla performance sembra aver dimenticato il valore rigenerante dell'abbandono.

La guarigione viene dal riposo, dal fermarsi, dal grembo dolce della notte e dalla incubazione della convalescenza. Su questo si basavano gli antichi riti di Asclepio. Quanto ce ne siamo allontanati! Siamo ossessionati dall'ansia di fare, tacitare i sintomi, ripartire, bruciare le tappe della rigenerazione. Certo lo impone l'economia! Ma la Natura non funziona così. Non ha fretta; non corre; non fa salti. Impariamo dai neonati, dagli animali, dalle piante. Impariamo dal sole e dal seme. Lasciamoci andare nel pianto, nel sonno, nel silenzio, tra le braccia di chi ci è accanto. Diventiamo ognuno il grembo di ristoro dell'altro.

Non è segno di debolezza. E' il segreto di ogni rinascita.


 
 
 

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