DISTANZIAMENTO SOCIALE E INDEBOLIMENTO AURICO
- di ELVIRA MANCO, naturopata
- 3 mag 2020
- Tempo di lettura: 6 min
Aggiornamento: 3 dic 2020

Partiamo dalla parola crisi, deriva dal greco antico e ha diversi significati: separazione, decisione, risoluzione. Il nostro pianeta, tutto il pianeta, è in grave crisi. Che tipo di crisi? Mi sentirei di dire crisi globale perché sta toccando vari ambiti della nostra vita, e però è indubbio che è una crisi principalmente sanitaria, perché il pianeta intero, e ci tengo a precisare che per la prima volta davvero tutto il pianeta è coinvolto, ha subito il contagio di questo Coronavita.
Piccola nota: perché abbiamo deciso di cambiare il nome del virus? Perché, come tante volte ci è stato spiegato nei tanti incontri fatti a Psicoluoghi, la parola crea. E chi si è premurato di approfondire un po’ la fisica quantistica e i campi informati sa che il nostro cervello è come un’antenna: riceve e trasmette, riceve e trasmette; se decidiamo di usare la parola Coronavita, stiamo trasmettendo un’informazione importante, perché il virus si trasforma nella nostra mente e nelle nostre emozioni in: cooperazione alla vita, oppure: corona della vita. È un bel salto quantico. E se cominciamo a ripeterlo, stiamo inviando un segnale importante che viene registrato da tutto il campo, cioè da tutti gli individui. La parola crea, lo sapevano bene gli antichi, ce lo insegna la Bibbia: “e Dio disse: sia fatta la luce. E la luce fu.” Le parole che ascoltiamo suscitano in noi emozioni, dalle emozioni elaboriamo pensieri, i pensieri plasmano la realtà. Lo sanno bene i media, lo sanno bene gli esperti della pubblicità; cerchiamo di utilizzare al meglio anche noi, nel nostro quotidiano, questo strumento.
E tornando alla parola crisi: dunque è una crisi di tipo sanitario. Non voglio entrare nella polemica del criterio utilizzato per il conteggio dei contagiati, dei morti, eccetera. C’è stato un virus che ha contagiato l’intero pianeta. Tutti gli abitanti del pianeta? No. La metà? No. Penso che possiamo essere d’accordo nell'affermare che la stragrande maggioranza degli abitanti del pianeta non ha subito danni rilevanti dal virus. Quindi da cosa dobbiamo guarire? La mia modesta riflessione è che dobbiamo guarire dall'indifferenza e dalla superficialità. La medicina olistica, ma adesso anche la medicina ufficiale, sa che quando un organismo si ammala è perché ci sta mandando un segnale, un avvertimento, comincia con dei sintomi leggeri: mal di testa, gastrite, colite… ma noi non ascoltiamo, non c’è tempo, dobbiamo lavorare, dobbiamo distrarci. Poi magari il corpo non ce la fa più e comincia ad ammalarsi seriamente. Ed è allora che siamo costretti a fermarci.
Ecco cosa è venuto a fare il Coronavita, ci ha costretto a fermarci e a prendere atto di qualcosa che non va. Solo qualcosa? Il pianeta o, se volete, la Madre Terra, i segnali ce li sta mandando da decenni: abbiamo avvelenato e contaminato tutto in tanti modi, il cibo, l’aria, l’acqua, la terra. E cosa abbiamo fatto? Ci siamo scandalizzati, abbiamo provato orrore e rabbia. E basta. Il giorno dopo, tutto uguale e poi ancora peggio. Penso sia corretto affermare che dobbiamo assumerci tutti la responsabilità di quello che è accaduto e sta accadendo.
Adesso siamo a un punto di svolta, i telegiornali ci dicono che il virus sta passando e forse, presto, potremo uscire. Torneremo alla vita di prima? No. Ci saranno ancora forti limitazioni. In autunno il virus tornerà e saremo di nuovo in guerra. Attenzione alle parole, lo ripetono spesso: siamo in guerra, il virus tornerà. Questi messaggi sono terribili; come quando il medico dice a qualcuno che è appena guarito dal cancro: "Sì, sei guarito, ma puoi avere delle recidive, non devi smettere di lottare contro il cancro". Un medico che si esprime in questo modo sta compromettendo, a livello psichico e quindi organico, metà delle difese naturali immunitarie del paziente. La parola crea.
Sto leggendo un libro di Erica Poli "Anatomia della coscienza quantica", a un certo punto lei afferma: “La materia corrisponde al primo livello di realtà. Al di sopra o al di sotto della materia troviamo l’energia, che corrisponde al secondo livello di realtà. Il rapporto tra energia e materia è stato intuito da Einstein.”
E poi: “La credenza diviene biologia… in definitiva il supremo ingegnere epigenetico siamo noi stessi” questo lo dicono anche altri studiosi, come Bruce Lipton. Ma ormai tutta la nuova scienza va in questa direzione. La Poli si chiede: “Ma come fare a dialogare con i nostri processi biologici intenzionalmente? Parole e pensieri, che altro non sono che suoni, vibrazioni e informazioni sembrano adatti a farlo. Ma la frequenza deve essere corretta.”
In un altro punto del libro l’autrice scrive: “… continuando a danzare appena posso, posso dire che la danza è una metafora della vita e della guarigione tra le più potenti…. La fisica moderna rappresenta la materia in uno stato di vibrazione continui: le strutture molecolari, atomiche e nucleari nel loro farsi e disfarsi, creano volute e spirali, come le braccia e le gambe del danzatore nei suoi volteggi… La materia, la vita, il pensiero non sono che relazioni energetiche, ritmo, movimento e attrazione reciproca. Il principio che dà origine ai mondi, alle varie forme dell’essere, può dunque essere concepito come un principio armonico e ritmico, simboleggiato dal ritmo dei tamburi, dai movimenti della danza. In quanto principio creatore, Shiva non profferisce il mondo, lo danza.”
“Assistiamo qui a una vertiginosa convergenza di spirito e materia: ciò che cattura e affascina del danzatore è proprio la coerenza dei suoi movimenti, il suo essere tutt'uno con l’aria, la terra, l’emozione e l’atto, l’armonia del suo fluire…. accade la stessa cosa nella biologia”
“In altri termini negli introni (sequenze) del DNA risiederebbe il potenziale di co-creazione della realtà, tradizionalmente attribuito all’Anima”
Di cosa sta parlando l'autrice e come questi concetti possono aiutarci nella situazione che stiamo vivendo?
Significa che possiamo contribuire fortemente a modificare la realtà. Come? Entrando in contatto con la nostra dimensione profonda, con la nostra coscienza e creando in noi e intorno a noi quella coerenza, quella danza, quella frequenza capace di attivare processi energetici di grande potenza.
So che ciascuno di noi ci sta provando e so anche che, a dirlo, sembra facile. Anch'io ci provo e lungi da me l’idea di fare la maestrina; ci provo e però accuso spesso un grande malessere, fisico e psicologico, e sento una grande stanchezza. Ma d’altra parte, come potremmo stare bene? Oltre al grande inquinamento che già c’era, ogni giorno sentiamo e respiriamo paura, dolore, morte.
Però possiamo provare ad aiutarci, cioè aiutare noi stessi e poi anche gli altri. Il distanziamento sociale è stata una delle cose terribili che il virus ha imposto. A livello energetico, il tocco fisico è importantissimo: cosa utilizziamo nei trattamenti reiki? Le mani che diventano strumento di guarigione; quando ci stringiamo le mani in segno di saluto, le nostre auree entrano in contatto e comunicano; se ci baciamo sulle guance, sempre attraverso l’aura, i nostri pensieri conversano; figuriamoci cosa accade quando ci abbracciamo. Non siamo consapevoli di questo, però accade, e il distanziamento sociale che ci è stato imposto danneggia il nostro potenziale energetico.
E però, se, come abbiamo detto, è vero che la parola crea, che la coscienza di ogni singolo individuo può contribuire a farci fare quel salto quantico di cui abbiamo estremamente bisogno e che tanti affermano essere possibile, allora, come sempre in un vero cammino evolutivo, dobbiamo cominciare da noi.
Cominciamo col dire:
“Grazie Coronavita, perché mi dai la possibilità di stare con me stesso e di conoscermi meglio.”
“Grazie Coronavita perché, stando a casa, ho tempo da dedicare a cose che prima trascuravo.”
“Grazie Coronavita perché la paura di quello che accade mi spinge a cercare di capire e di scegliere quello che mi sembra più giusto.”
“Grazie Coronavita perché la privazione delle libertà fondamentali mi aiuta a capire l’importanza delle relazioni umane e mi spinge a cercare soluzioni adeguate.”
“Grazie Coronavita perché questa esperienza mi sta insegnando a sviluppare il mio senso critico.”
“Grazie Coronavita perché mai, come adesso, tanta gente si sta mobilitando per affermare e difendere i diritti fondamentali di ogni cittadino.”
“Grazie Coronavita perché ci metti davanti a una svolta, a un salto quantico, e possiamo e dobbiamo decidere come contribuire alla formazione del nostro futuro.”
“Grazie Coronavita perché questa grande emergenza dà l’opportunità ai nostri politici di cambiare delle regole ingiuste.”
“Grazie Coronavita perché sto imparando quali sono le cose importanti nella mia vita e mi impegno a non dimenticarlo.”
Forse può sembrare banale e invece è il primo passo essenziale per quel salto energetico di cui parlavamo: così come succede con la malattia, invece di fare la guerra alla malattia stessa, dobbiamo cercare di capire cosa quel sintomo vuole dirci e, soprattutto, qual è lo scopo, dove vuole portarci il nostro corpo quando si ammala e rifiuta le cure.
Qual è il senso di quello che accade? Se cominciamo a ragionare in questo modo, modifichiamo la nostra lettura della realtà e, quindi, cominciamo a modificare la realtà stessa. È veramente un’operazione alchemica: la trasformazione del piombo in oro. Il virus che diventa occasione di cambiamento in meglio. Come ci ricorda il libro “Dialoghi con l’Angelo”: "Non combattere il male, rafforza il bene."